La macchia nascosta dei mongoli - Siberia

L'interno dello scompartimento sulla Transiberiana (Crediti 2016 Piergiorgio Casotti)
Il mistero dei fusi orari
Prosegue la pubblicazione del diario di viaggio di Piergiorgio Casotti in Mongolia. Il Massimo a cui l'autore fa riferimento è Massimo Zamboni, artista di Cccp e Csi. L’autore, se costretto, potrebbe giurare che i fatti narrati sono andati più o meno così
Giorni 2 e 3
Partenza da Mosca per Novosibirsk
Mattina ore 8.34
In fila per il mausoleo che apre alle dieci.
Mausoleo di Lenin.
Solennità, silenzio, riverenza che induce intimidazione.
Ho le mani in tasca ma la guardia mi impone di toglierle. Le mani sempre ben visibili.
Attorno alla tomba non si sosta, si passa e si va, leggeri, come entità fluttuanti. Perché non mi concedono di guardare Lenin dritto negli occhi e finalmente fargli alcune brevi domande?
Al Gum (Gosudarstvennyj Universalnyj Magazin, che significa Grande Magazzino Universale Statale), l'antico e valoroso centro commerciale, siamo accolti da una rassicurante versione strumentale de “I Watussi”, evidentemente in versione MIDI (questa è per intenditori).
Stazione Kazanskij
Saliamo sul treno. Entriamo nella cabina letto - il viaggio è di cinque giorni.
Hostess di bordo
Sulla settantina bionda rigida marziale. Pochi minuti alla partenza del treno e si presenta determinata davanti alla porta del nostro scompartimento… entra. Si siede comodamente (pure) sui sedili ed estrae da un cestino metallico da supermarket, uno a uno e con precisa e motivante descrizione in russo, una serie di gadget “della transiberiana”: orologio da tasca con porta foto dell'Armata, mini trenino (transiberiano), bicchiere da birra con logo, portachiavi (sempre con trenino transiberiano), magneti da frigo… Ma vista la nostra incomprensibile reticenza di fronte a una così alta maestria nella vendita porta a porta, con un mugugno di disprezzo, si alza ed esce incazzata.
La hostess ferroviaria accoglie i viaggiatori (Crediti 2016 Piergiorgio Casotti)
Inizio la necessaria perlustrazione della carrozza, bagni compresi. Ovunque disseminati lungo le carrozze ci sono pulsanti rossi al sicuro dietro custodie di plastica. Le istruzioni sono in russo. La tentazione di premerli è grande e quasi cedo. Prima però di bloccare il treno ed essere deportato, o peggio, azionare l'armamento di testate nucleari nascoste chissà dove – forse il treno stesso è una bomba su rotaie - chiedo alla hostess, quella di prima, che mi fulmina e mi proibisce anche solo di sfiorare le coperture di sicurezza di plastica. Mi parla in russo ma secondo me ha proprio detto “coperture di sicurezza di plastica”.
Su alcune porte ci sono adesivi con mani che impongono l’ALT.
Dai finestrini compaiono mani agitate.
Mani con sigarette e grossi anelli.
Mani con fiori in mano.
Mani con provocanti unghie smaltate.
Mani che salutano.
Mani immobili e rigide, mani rassegnate.
Non è Governolo
La prima fermata del treno alla stazione Vekovka ci regala una parata di uomini e donne sulla banchina carichi di ogni genere di conforto per i bisognosi e sofferenti viaggiatori. Bicchieri stracolmi di mirtilli, insalate già inscatolate e presumibilmente fresche, bicchieri di vetro con ornamenti bolscevichi, lampadari, pupazzi della dimensione di un bambino di sette anni, amenità varie. Un flusso continuo di esseri umani senza regole di circolazione, alcuni contromano, ma sempre sussurrando e mai urlando.
Bevande, giocattoli e cianfrusaglie in vendita (Crediti 2016 Piergiorgio Casotti)
Il panorama dal finestrino: taiga e qualche area paludosa, a volte scorci di case contadine nascoste da vegetazione non troppo sotto controllo, luci soffuse nelle case all’imbrunire.
Stazione non identificata. Compriamo cibo disidratato “cinese” made in Russia. Good luck (ci dice la signorina che ce li vende nel chiosco). Sarà la nostra (ultima?) cena. Non sono in Siberia, mi sembra la Bassa Padana tra Mantova e Guastalla. In sottofondo musica folkloristica autoctona. Arriva da lontano, filtra da una porta lasciata impercettibilmente socchiusa. Un sospiro di sollievo. Si, siamo in Siberia non a Governolo.
Ormai la maglietta che indosso da tre giorni è al limite.
Alle 19.00 ora locale arriveremo a Novosibirsk. Gli orari del treno sono sempre riferiti all'ora di Mosca. In Russia però ci sono undici fusi orari. Valli a indovinare.
Giorno 4
Proprio per questo, cioè per il fatto che gli orari di partenza e arrivo del treno appiccicati alle pareti delle carrozze, ovunque ci si trovi lungo il tragitto, sono sempre riferiti al fuso orario di Mosca, nell'avvicinarsi a Novosibirsk ci siamo questionati (dall'inglese ‘questioning’) quale sarà veramente l'ora di arrivo.
GOOGLE NON LO SA. La prova che siamo ancora vivi, come esseri umani, tutti noi!!!
Alla stazione di Novosibirsk ci dovrebbe attendere un taxi mandato dall'hotel. Arriviamo alle 18.00. Puntuali secondo il mio orologio e dopo aver liberamente interpretato le tabelle con gli incroci dei fusi orari. C’è un taxi. Ci avviciniamo. Ci accompagna all’hotel.
Durante le operazioni di check-in, la cupa e apparentemente calma figura del tassista è sempre presente alla destra del mio campo visivo. Ai margini, ma è lì. Una lieve preoccupazione sul perché sia ancora qui mi passa più volte per la mente.
Finito il check-in. La ragazza ci dice che ci sarebbero da pagare milleseicento rubli per l'attesa del taxi alla stazione. Gli era stato detto di arrivare alle 18.00 ma secondo lei siamo arrivati alle 19.00 e quindi un'ora di attesa.
Noi - “Ma come? Sul programma di viaggio c'era scritto le 18.00 e siamo arrivati alle 18.00.”
Lei – “NO. Una settimana fa Novosibirsk ha adottato permanentemente l'ora legale (che mai nella sua storia aveva adottato neanche temporaneamente – ndn – nota di narratore) e quindi siete arrivati alle 19.00 e non alle 18.00 come da voi comunicatoci”.
Insomma un casino. Spero ci abbiate capito qualcosa almeno voi.
Chiediamo di nuovo a Google, mente suprema che tutto sa e niente sbaglia, reggente della verità umana.
Google risponde – “A Novosibirsk non è in vigore l'ora legale”
Esseri umani 1, intelligenza artificiale 0.
Venditrice alla stazione (Crediti 2016 Piergiorgio Casotti)
Mi gira la testa, cammino per strada cercando ancora di compensare i movimenti ondulatori del treno. Non bello a vedersi. Nel viaggio abbiamo sperimentato in prima persona come troppe ore in treno, fermi e costretti in spazi angusti, portino a meccanismi di salvaguardia della sanità mentale.
Io, Caterina, Massimo e Daniela abbiamo pensato e minuziosamente programmato almeno tre spot promozionali per il Parmigiano-Reggiano da girare in Mongolia (con tanto di inquadrature, dialoghi e movimenti di camera).
In hotel abbiamo appreso della morte di David Huddleston, il grande Lebowski del film, e per omaggiarlo, nel documentario che ci accingiamo a fare in Mongolia, ci sarà pure un remake di una scena cult tratta proprio da “Il grande Lebowski”. Nota a margine, siccome ho un amico che è grande amico di un attore del grande Lebowski, gli avevo scritto con le condoglianze per la perdita del suo amico ma poi il mio amico mi ha riscritto dicendomi che avevo sbagliato amico e che il suo amico era John Goodman e che lui stava bene. Ma gli avevo fatto venire dei dubbi.
Anche qui a Novosibirsk, come ho avuto modo di toccare con mano (nel vero senso della parola) anche nei paesi medio orientali, i marciapiedi sono alti all'inverosimile rispetto alla sede stradale. Perché così alti, mi chiedo ancora (non essendo riuscito ad arrivare a una conclusione razionale le volte precedenti).
Per evitare che si parcheggi sui marciapiedi? Efficace sicuramente. Al contrario negli USA per evitare il parcheggio scorretto (fuorilegge direbbero da quelle parti) si usa l'approccio soft e democratico, incentrato alla tolleranza e a quella libertà dell’individuo che li contraddistingue e li rende così benvoluti nel mondo.
Negli USA usano cinghie chiodate, posizionate all'entrata e all’uscita dei parcheggi, che si abbassano con la pressione delle gomme solo se stai andando nella direzione giusta. Lo sai, lo vedi, nulla è imposto. È una tua scelta poi quella dell'autoflagellazione automobilistica.
AURA MARKET – mercato coperto
Dichiaratamente “unsafe” (non sicuro), secondo l'hotel.
Vuoi non andarci se è così unsafe?
AURA MARKET è un punticino sulla mappa della città che ci viene data alla reception. Un punticino come altri luoghi della città non fosse per quell'aureola a centri concentrici che graficamente irraggia i quartieri circostanti… un segnale?
Zara, McDonald, Media World. Ecco i pericoli a cui dobbiamo far fronte. La cosa più unsafe è probabilmente un televisore da cinquantacinque pollici che ti cade addosso da uno scaffale di Media World. Il panino da McDonald (scritto in russo) però non l'abbiamo provato. Fosse quello il pericolo vero?
All'interno, nel supermercato semideserto spiccano Galbani, Barilla … yoghurt Danone Vistasnella. Danone, Galbani, Barilla, Nestlè… una marca una razza (capisci ammè)
Ci sono zanzare pure qui. Siamo destinati all'estinzione.
Lo Zoo di Novosibirsk è da provare, per tanti motivi.
Ore 1.27 saliamo sul treno per Irkutsk. La prima immagine che ci si para davanti appena dopo gli scalini, prima a Massimo e poi a me, è quella di un ragazzo vestito di sole braghette nere, “in salute” avrebbe detto mia nonna (superava i cento chili abbondanti), biondo, peloso e soprattutto sudatissimo. Un FRANCHINO* moderno in cerca di una via orientale. Sul suo corpo il presagio di ciò che avremmo incontrato in cabina: caldo da sud-est asiatico con punte di umidità credo mai ancora raggiunte.
Indomani
Esco dalla cabina dirigendomi a sinistra verso il bagno. In lontananza, proprio di fronte alla porta e al saccone nero dell'immondizia (e qui il riferimento fantozziano è inevitabile) Franchino seduto (vestito 'vedi righe precedenti’) che si stracanna una zuppetta. I nostri sguardi si incrociano, io mi avvio nella sua direzione, lui si alza e inizia a camminare verso di me. L'incrocio corporeo è inevitabile! E lo “strusciamento” di corpi pure. Ecco l'impatto a cui faceva riferimento il video della Turkish Airline! Che ne sarà di me?!?! Ormai ripenso ai momenti belli della mia breve ma felice vita
La distanza tra noi diminuisce, il tempo si ferma, e proprio quando manca poco più di un metro all'inevitabile, Franchino entra nella sua cabina. E io proseguo leggere verso la meta.
Alla prossima.
Good night… and good luck
*Franchino: personaggio del film "Fantozzi subisce ancora", 1983
Leggi anche La macchia nascosta dei mongoli - Prima parte del viaggio
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