La macchia nascosta dei mongoli - Lago Baikal

Sauna mobile sulla spiaggia (crediti 2016 Piergiorgio Casotti)
Un paradiso perduto fra i turisti
Prosegue la pubblicazione del diario di viaggio di Piergiorgio Casotti in Mongolia. Il Massimo a cui l'autore fa riferimento è Massimo Zamboni, artista di Cccp e Csi. L’autore, se costretto, potrebbe giurare che i fatti narrati sono andati più o meno così
Giorni di Olkhon
Giorni 7-8
Premesso che il lago Baikal si dice sia il lago più profondo al mondo (circa 900 metri) e con le acque più pure. E che è anche luogo ancestrale dello sciamanesimo siberiano.
Il primo incontro con il paesino di Khuzir ha un devastante effetto sul morale e sulla morale. Anche qui, qualcuno direbbe, si è cercato uno sviluppo economico. Come se lo sviluppo economico fosse una legge naturale che trascende la nostra volontà e il libero arbitrio. Così come respirare, non possiamo scegliere. Deve accadere, e in un solo modo, quello “occidentale”. Che fai respiri diversamente dagli altri tu? La risposta sarebbe “si, in realtà ci riesco a respirare in un altro modo”… ma questa disquisizione ci porterebbe fuori strada.
Lo scivolo in legno allestito sulla spiaggia (crediti 2016 Piergiorgio Casotti)
Ci incamminiamo lungo la spiaggia, anche se da lontano già si poteva immaginare l'inimmaginabile (ricordare le premesse). Nell'ordine di apparizione: moto d'acqua a noleggio che minacciose incrociano al largo, baretti in legno chiaro poco attraenti, direttamente sul bagnasciuga due camionette della seconda guerra mondiale (con le ruote sia chiaro) abilmente convertite in sauna con vista lago, scivolo stile primi anni dell'Aquafan con struttura in legno inchiodata a mano e probabilmente costruita dal contadino locale su disegno a pennarello del figlio di cinque anni. Ho le vertigini, mi gira la testa, i battiti salgono così come il ricordo vivido di “Un giorno di ordinaria follia” (1).
Trattengo il fiato e a testa bassa raggiungo la salvezza dietro un’ansa rocciosa che mi scherma da quelle visioni tanto innaturali quanto, per alcuni, seducenti. Mi convinco che erano allucinazioni da caldo (30 gradi circa che in luglio sono 40 – e siamo in Siberia). Sale un po’ di vento che spinge verso terra una lontana foschia stagnante. Rientro nei ranghi. Salgo la montagnola e mi si apre uno scorcio magnifico. Peccato la massa di gente su e giù per i sentieri.
Respiro, respiro profondamente. I meccanismi mentali del serial killer si stanno chiarendo e innescando.
Ristorante a Olkhon (crediti 2016 Piergiorgio Casotti)
Non fosse per i turisti (e qui vi evito quello che potrebbe essere un trattato sul turismo e i turisti, che a par mio potrebbero, dovrebbero, essere inclusi sotto la voce catastrofe, mietitori d'identità, portatori sani di globalizzazione e assimilazione culturale, sanguisughe ambientali, oppio dei popoli oppressi e depressi) se non fosse per i turisti dicevo, Olkhon sarebbe un vero paradiso. In effetti anche così è stupenda. Qualcosa di esotico, caraibico e nord giapponese al tempo stesso. Basta allontanarsi un po’ dalle zone battute ed è lì ad attenderti, timida e sottovoce.
Canticchio per non urlare.
“E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire.” (2)
e poi
“Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare. Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro.” (3)
Due giorni di pioggia battente. I locali ci dicono che non hanno mai così tanta pioggia in estate.
Primo giorno di pioggia
Tre ore seduti in un caffè e ritorno a casa fradici.
Bucato nel bagno. Per asciugare accendiamo a “manetta” l’unica fonte di calore disponibile: la piccola stufa portatile in dotazione alla camera (qui in inverno ci sono -30° C). L'aria della stanza è rovente. Resistiamo.
Le strade sono fango molliccio e scivoloso.
L'acqua scava le strade in crateri e fratture scomposte.
Secondo giorno di pioggia
Mi alzo dal letto e ho perso la sensibilità dell'indice della mano sinistra.
Sulla strada a Olkhon (crediti 2016 Piergiorgio Casotti)
Dopo una camminata sulla spiaggia sotto la pioggia, torniamo al solito caffè. Vado al bagno che si apre con uno spillone da balia da infilare nella maniglia e che fa scattare uno strano meccanismo (ci ho messo tre rampe di scale e circa dieci minuti a capirne il funzionamento).
Sulle strade incroci di vacche, genti e UAZ. (4)
Vacche che si aggirano sulle strade fangose che si incrociano con UAZ pieni di turisti.
Gente in ciabatte, cinesi con scarpe di Prada.
Ore 17, sauna russa
Trattasi di ampia casetta nella quale c'è una sauna e una piccola piscina d’acqua fresca (ci dicono) a nostra disposizione per un'ora.
All'entrata notiamo alcuni cappellini di feltro a forma di fungo che, una volta provati, sembri uno gnomo dei boschi di conifera dell'alta Finlandia.
“Ma a cosa serviranno poi?” ci chiediamo tutti.
Doccia tiepida e via nella sauna (senza fungo in testa, poco elegante).
Tempo due minuti, forse meno, e capiamo all'unisono il ruolo dei cappellini che, una volta indossati, evitano il lento scioglimento delle orecchie e del cuoio capelluto e che quindi, al di la del fatto di farti sembrare uno scemo, evitano di farti diventare uno scemo morto.
Non descrivo le ostentate scene di coraggio al momento del tuffo in piscina (gelata).
Dalla finestra della casa si possono ammirare scene bucoliche siberiane.
Un bambino rincorre il tacchino.
Il tacchino rincorre un bambino.
Il tempo sta per finire
“Dai, un ultima giro in sauna.”
Risultato: ustione alle spalle per la Dani e metabolismo pericolosamente accelerato per me, che mi spinge a mangiare all'inverosimile e ad avere incubi notturni.
L'indomani si riparte.
Colazione presto. Altro biscotto suicida, ma stavolta nella tazza del tè della Dani che però non regge lo shock e cambia bicchiere.
Cani giocano insieme felici e spensierati sulle strade.
Bambini giocano isolati e disperati sui tablet.
Sul bus per il porto il bollettino di guerra riporta cinque UAZ (con turisti a bordo) piantati nel fango e un camion cisterna piantato, di traverso, sulla strada principale che ormai è come il ring di un incontro di lotta nel fango a fine serata.
Il pensiero della sera
Nel ristorante in cui abbiamo cenato la TV trasmetteva in continuazione video musicali anni ‘80. Forse perché loro, gli “anni 80”, non li hanno mai avuti.
Domani o dopodomani in treno per Ulanbator.
A presto.
Good night … and good luck.
(4 - Continua)
(1) Film del 1993 diretto da Joel Schumacher con protagonista Michael Douglas
(2) “Prospettiva Nevski” è una canzone scritta e interpretata da Franco Battiato, inclusa nell'album “Patriots” del 1980
(3) “Bandiera Bianca” è una canzone scritta e interpretata da Franco Battiato, inclusa nell'album “La voce del Padrone” del 1981
(4) Ulyanovsky Avtomobilny Zavod, marchio automobilistico fondato in URSS nel 1941 reso famoso dall’iconica estetica dei minibus
Leggi anche La macchia dei mongoli Prima parte del viaggio
Leggi anche La macchia dei mongoli Seconda parte del viaggio
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